La Francia organistica tra Otto e Novecento
L'organo di Charles-Marie Widor (Lione 1844-Parigi 1937) parla il linguaggio dei filosofi. Il tipo di strumento in questione è l'organo sinfonico francese di Aristide Cavaillé-Coll, primo fra tutti quello di Saint-Sulpice a Parigi, il più grande costruito dall'organaro francese e il più grande allora esistente al mondo, del quale Widor fu titolare per 63 anni. La forza, la grandezza, la maestà, il ritmo inesorabile costituiscono le caratteristiche del modo esecutivo professato da Widor, erede della "Santa tradizione'': trasmessagli da Jacques-Nicolas Lemmens, fatta risalire addirittura a Bach.
Negli scritti pubblicati ci offre un variegato percorso attraverso il mondo dell'organo francese a cavallo tra XIX e XX secolo: da vari contributi nell'integrazione al trattato d'orchestrazione di Berlioz, l'edizione dell'opera organistica di Bach (curata con Albert Schweitzer) e di Mendelssohn, la ripubblicazione del metodo d'organo di Lemmens, le numerose prefazioni e gli articoli emerge una concezione raffinata dell'interpretazione musicale e della prassi esecutiva. Widor, dopo una sintetica introduzione biografica, viene qui contestualizzato e messa a confronto con i coevi trattati, metodi, manuali di arte organistica e organaria. Prefazione di Guy Bovet
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